La statua di Maria Addolorata

La Vergine Addolorata è stata raffigurata lungo i secoli in tante espressioni dell’arte dai più grandi artisti che, secondo il proprio estro, hanno voluto esprimere in primo luogo la grande sofferenza di Maria che ha subìto la stessa passione del Figlio Gesù.

La statua di Maria Addolorata che si venera ad Enna è di un artista di cui non si ha nessuna notizia, si sa solo che era un ennese: Luigi Felice che nel XVIII secolo mirabilmente la realizzò in cartapesta, tramandando in essa dei segni tangibili che sollecitano ogni fedele al discernimento interiore per meditare e contemplare la vita e i dolori di Maria che con fede e coraggio segue il suo Figlio Gesù ed è lì sul Calvario, “stabat iuxta crucem”, ritta presso la Croce per condividerne la straziante passione, il dolore, il sacrificio che redime e la sua morte che vince la nostra morte.(foto 19)

Il viso della Vergine esprime dolcemente il pathos di questa incommensurabile iniquità, ma allo stesso tempo manifesta il senso di pace, di abbandono alla volontà del Padre.

Si osservano la sobrietà del vestito nero, colore che per la cultura siciliana è segno di lutto e l’anatomia del corpo, con le sue linee rese senza spessore o peso di tessuto, ma che vuole evidenziare i movimenti interiori ed esteriori del suo tormento.

L’artista, secondo la cultura ebraica, ha voluto rappresentare Maria con i capelli sciolti e lunghi per richiamare una prescrizione mosaica, dopo la liberazione dall’Egitto, che proibiva alle donne di acconciarsi come le donne egizie, per cui naturalezza e semplicità sarebbe stato il loro modo di pettinarsi. Inoltre in tutta l’iconografia cristiana, come in questa effigie, i capelli lunghi e sciolti indicano oltre la forza e la vitalità, la disponibilità e l’abbandono fiducioso alla volontà di Dio.

La testa è reclinata all’indietro, leggermente ruotata a sinistra e gli occhi mesti sono rivolti verso il Figlio, “il più bello tra i figli degli uomini”, inchiodato sulla croce, con il corpo lacerato, in preda ai dolori e ad un’ardentissima sete che la Madre non può ristorare.(foto 20)

In questo crudele tormento che le lacera l’anima, l’Addolorata intende proporre l’accettazione di ciò che è avvenuto, la forza e la testimonianza del sì decisivo espresso attraverso le sue labbra socchiuse che vuole ancora dire: “Fiat mihi secundum Verbum tuum

Il braccio destro è piegato all’altezza del ventre, la mano è posta a sua protezione, per ricordare che in quel grembo, rimasto intatto ed inviolato, il Dio inaccessibile, misterioso e totalmente trascendente, si è fatto “uomo”, è diventato “Parola” in Cristo Gesù per redimerci dal peccato e salvarci.

Il seno di Maria, Madre di Dio, è l’Arca della Nuova Alleanza, è il Tabernacolo dello Spirito Santo, è Pieno di Grazia, è colmo dell’Amore di Dio.

La mano destra, posta vicino a cuore, vuole indicare che Lei ha orientato tutta la sua vita, in un cammino progressivo di conoscenza di Dio, ha ascoltato, meditato e conosciuto il significato profondo e misterioso di quanto Le è successo. Si può, quindi, cogliere in questo semplice gesto le parole del Vangelo: “Sua madre serbava tutte queste cose nel suo cuore”.

Il braccio sinistro è leggermente teso in alto, la mano che indica sempre azione e protezione, è rivolta verso l’alto. Gesto che può essere compreso come una preghiera, una richiesta, un affidamento analogo a quello del Figlio: “Padre nelle Tue mani affido il mio Spirito”.

Questo movimento, nel contempo, comunica l’accettazione per aver ricevuto da Gesù, in Giovanni, tutti i figli della terra. Lei è la Madre del nuovo Corpo Mistico del Figlio nella vastità d’amore, è la figura della Chiesa, dove ogni discepolo può abitare da figlio voluto dal Padre, redento dal Figlio per mezzo dello Spirito ed affidato alla Madre.

La mano sinistra della Vergine, rivolta in alto, è anche leggermente flessa verso ciascun fedele per esortarlo a vivere in comunione di vita con Gesù e ad accoglierla come Madre.(foto 21)

Sulle spalle e sotto il mantello la statua è adorna di pregevoli veli ricamati di colore bianco, simbolo della luce e del candore per indicarci che Lei, la piena di Grazia, adombrata dallo Spirito è lì sotto la croce, talamo regale del suo Figlio Re e Signore dell’universo, “come una sposa adorna per il suo sposo” ed offre il totale assenso all’Alleanza, vissuto nell’amore di Dio come un patto sponsale.

La Madonna è avvolta da un ampio manto di velluto nero, segno della sua regalità e sovranità, sotto il quale ogni fedele, certo della sua materna misericordia, in ogni prova della vita si sente costantemente protetto.

Conficcato nel petto, è visibile un pugnale che richiama la profezia di Simeone fatta a Maria: “E anche a te una spada trafiggerà l’anima” simbolo del martirio, delle sofferenze e della compassione che Lei ha conosciuto per il suo diletto Figlio.(foto 22)

L’espressione addolorata di Maria richiama ad ogni fedele il pianto versato per il Figlio e per le continue preoccupazioni di una madre per i suoi figli. Desidera che ciascuno accolga l’invito di Gesù che dalla croce dice: “Ecco tua madre”, per accoglierla nella propria vita, per camminare insieme con Lei sulla via della Fede, per conoscere e seguire il Redentore. In questa espressione mesta e piena di speranza sollecita ciascuno che è l’ora di ritornare a Dio attraverso il pianto che purifica, è l’ora della conversione del cuore, della preghiera e del perdono, è l’ora di dare un senso alla vita impegnandosi seriamente nel servizio e nelle opere di carità a favore dei fratelli.

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