I sette dolori di Maria

Primo dolore: la profezia di Simeone (foto 36)

“Quando furono compiuti i giorni della loro purificazione rituale, secondo la legge di Mosè, portarono il bambino a Gerusalemme per presentarlo al Signore (…)

Il padre e la madre di Gesù si stupivano delle cose che si dicevano di lui. Simeone li benedisse e a Maria, sua madre, disse: “Ecco, egli è qui per la caduta e la risurrezione di molti in Israele e come segno di contraddizione – e anche a te una spada trafiggerà l’anima -, affinché siano svelati i pensieri di molti cuori” (Lc 2, 22-35).

Quaranta giorni dopo la nascita del Figlio dell’Altissimo nel tempio di Gerusalemme Maria ode la Profezia che riguarda l’identità e la missione di Gesù, riconosciuto quale “salvezza”, “Gloria” e “Luce” delle genti. Identità e Missione che riguardano intimamente Maria in quanto madre, serva discepola del Signore.

Il “dolore” sarà, quindi l’itinerario di fede pasquale attraverso cui Cristo e Maria solidarmente e pazientemente concretizzeranno il disegno di salvezza di tutti gli uomini.

 Secondo dolore: la fuga in Egitto (foto 37)

Essi erano appena partiti, quando un angelo del Signore apparve in sogno a Giuseppe e gli disse: “Àlzati, prendi con te il bambino e sua madre, fuggi in Egitto e resta là finché non ti avvertirò: Erode infatti vuole cercare il bambino per ucciderlo”. Egli si alzò, nella notte, prese il bambino e sua madre e si rifugiò in Egitto, dove rimase fino alla morte di Erode, perché si compisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta: Dall’Egitto ho chiamato mio figlio”. (Mt 2, 13-15).

Il piano di Dio continua: Giuseppe e Maria faticosamente, giorno dopo giorno ricostruiscono una nuova esistenza; vivono gli avvenimenti in silenzio ed in obbedienza. Tutti e tre in terra lontana, libera da gelosie e giochi di potere costruiscono l’essere nuovo, l’uomo che è venuto all’esistenza per fare la volontà di Dio. E’ l’esempio per ogni uomo e donna per ritornare alle origini, recuperare la propria religiosità, sentirsi esuli per vivere di una vera speranza. E’ necessario vivere da esiliati, per comprendere i drammi degli esiliati; vivere in povertà per comprendere i disagi dei poveri.

Terzo dolore: Gesù perduto nel Tempio (foto 38)

I suoi genitori si recavano ogni anno a Gerusalemme per la festa di Pasqua. Quando egli ebbe dodici anni, vi salirono secondo la consuetudine della festa. Ma, trascorsi i giorni, mentre riprendevano la via del ritorno, il fanciullo Gesù rimase a Gerusalemme, senza che i genitori se ne accorgessero. Credendo che Egli fosse nella comitiva, fecero una giornata di viaggio e poi si misero a cercarlo tra i parenti e i conoscenti; non avendolo trovato, tornarono in cerca di lui a Gerusalemme. Dopo tre giorni lo trovarono nel tempio, seduto in mezzo ai maestri, mentre li ascoltava e li interrogava. E tutti quelli che l’udivano erano pieni di stupore per la sua intelligenza e le sue risposte. Al vederlo restarono stupiti, e sua madre gli disse: “Figlio, perché ci hai fatto questo? Ecco, tuo padre e io, angosciati, ti cercavamo”. Ed egli rispose loro: “Perché mi cercavate? Non sapevate che io devo occuparmi delle cose del Padre mio?”. Ma essi non compresero ciò che aveva detto loro (Lc 2, 41-50).

“Smarrire” non significa “perdere” indica piuttosto la fase di oscuramento, un periodo di tenebra, di una notte senza stelle, è un’esperienza di angoscia e di paura dove spariscono tutti i punti di riferimento. E’ un periodo di “ricerca”, un cammino fiducioso fatto con affanno e dolore che passa anche attraverso una morte interiore che dura “tre giorni” (anticipazione simbolica del mistero pasquale) per “ritrovare” la luce e la risurrezione.

Quarto dolore: Gesù inizia la sua missione. (foto 39)

Avendo intanto saputo che Giovanni era stato arrestato, Gesù si ritirò nella Galilea e, lasciata Nazaret, venne ad abitare a Cafarnao, presso il mare, nel territorio di Zàbulon e di Nèftali, perché si adempisse ciò che era stato detto per mezzo del profeta Isaia (…) Da allora Gesù cominciò a predicare e a dire: “Convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino” (Mt 4, 12-17).

Non compaiono nei Vangeli molte cose che interessano la curiosità umana a riguardo di Gesù. Quasi niente vi si dice della vita a Nazaret.

Questo è lo stile di Dio, che sradica, nel corso della storia, persone e famiglie dalla loro esistenza ordinaria per farle protagoniste della storia della salvezza. Non c’è per costoro altra sicurezza che la parola di Dio, non c’è altro appoggio che quello della sua fedeltà. L’avvenire è tutto carico di mistero e domanda una costante risposta di fede. Durante la vita pubblica il ruolo materno di Maria si esprime nella ricerca del Figlio e nell’ascolto della sua parola, che invita a dare il primato ai rapporti di fede e di adesione alla volontà di Dio: la madre diviene discepola (cf. Lc 8,19-20; 11,28).

Quinto dolore: Maria incontra suo figlio sulla via del Calvario (foto 40)

La tradizione che ha stabilito in sette dolori della vergine per evidenziare il suo contributo  all’opera di salvezza, ha indicato l’incontro di Gesù con Maria sulla via del Calvario. Il Vangelo non dice espressamente che Maria si incontrò con Gesù lungo la via del Calvario. Ma certamente l’incontro vi fu. Se avvenne l’incontro con le “figlie di Gerusalemme”, molto più avvenne l’incontro di Gesù con Maria, mentre Gesù portava la croce e fu un incontro intensissimo e dolorosissimo.

Ci piace immaginare così questo doloroso incontro:

La madre, dopo aver sentito le parole di condanna di Gesù alla crocifissione, si precipitò sulla via da cui sarebbe passato, con l’agonia sul volto, col martirio nel cuore, al fine di abbracciarlo e dire a lui le estreme parole di addio.

Ambedue si guardarono. Maria si avvicinò al Figlio come in una visione; non lacrimò; non gridò; giunse al figlio; abbracciò, in una stretta, quel corpo e quella croce; affondò il volto tra le spine e i capelli; s’intrise di sputi e di sangue, e mormorò: “Figlio mio!”. Non disse altro; a lei bastò quell’incontro prima che il figlio morisse.

La punta della spada, predetta da Simeone, toccò l’estrema parte di quel cuore verginale, che sarebbe stato poi totalmente trafitto sul Calvario.

 

Sesto Dolore Maria ai piedi della croce (foto 41)

“Stavano presso la Croce di Gesù sua Madre, la sorella di sua Madre, Maria di Clèofa, e Maria di Magdala” (Gv 19,25).

Testo in Latino di Jacopone                          Traduzione in italiano

da Todi (1230-1360)

Stabat Mater dolorosa,                                    Addolorata in pianto,

iuxta crucem lacrimosa,                                   la Madre sta presso la croce

dum pendebat Filius.                                        da cui pende il Figlio.

Cuius animam gementem,                                Immersa in angoscia mortale,

contrístatam et dolentem,                                 geme nell’intimo del cuore

pertransivit gladius.                                            trafitto da spada.

O quam tristis et afflicta                                     Quanto grande è il dolore

fuit illa benedicta                                                  della benedetta fra le donne,

Mater Unigeniti!                                                     Madre dell’Unigenito!

Quae moerebat et dolebat                                     Piange la Madre pietosa

Pia Mater, dum videbat                                          contemplando le piaghe

Nati poenas incliti.                                                   del divino suo Figlio.

Quis est homo qui non fleret,                                 Chi può trattenersi dal pianto

Matrem Chisti si videret                                           davanti alla Madre di Cristo

in tanto supplicio?                                                      in tanto tormento?

Quis non posset contristari,                                      Chi non può provare dolore

Christi Matrem contemplari                                      davanti alla madre

dolentem cum Filio? (…)                                            che porta la morte del Figlio?  (…)

Come Maria santissima stava ai piedi della croce del figlio?

Basta ammirare e contemplare la statua dell’Addolorata che noi veneriamo per guardarla che Lei stabat in un dolore composto, con una serenità lacrimosa, con una maestà umile, con un’eloquenza d’infinito amore, con una dolcezza invitante a virtù: lei era lo specchio perfetto del Dio crocifisso.

Non mandava lamenti; non si strappava i capelli; non si batteva fortemente il petto come avrebbe fatto ogni madre orientale.

Questo comportamento di fortezza, questa calma inalterabile, questa unione perfettissima di lei alla volontà di Dio, fecero di Maria, iuxta crucem, lo spettacolo più sublime degli uomini e degli angeli. La spada di dolore andò dal figlio alla madre per trapassarli con una stessa ferita; lo strazio del cuore di Gesù si ripercosse nel cuore di Maria.

 Settimo dolore: Maria accoglie nelle sue braccia Gesù deposto dalla croce. (foto 42)

“Mentre un profondo silenzio avvolge la terra , la parola scende dal patibolo, accolta dagli inferi e dal tuo grembo di Luce, Maria” (cf Sap 18, 14-15).

“Tanto era sfigurato per essere d’uomo il suo aspetto” (Is 52, 14)

Gesù è morto. Il nuovo Abele, ucciso dai suoi fratelli, sarà deposto dalla croce e collocato nel sepolcro. Fu per Maria la morte della morte. Gli si strinse attorno, e lo guardò a lungo…quegli occhi coperti da un velo di lacrime; il capo incoronato di spine; le mani e i piedi trafitti da chiodi; le labbra disseccate e arrossate di sangue.

Lo abbracciò e ricordò gli abbracci che gli diede quand’era bambino. Lei sola conosceva a fondo la sublimità del corpo adorabile del figlio. Ella sola quindi poteva misurarne le pene.

Addolorata, dunque, fino all’estremo, ma composta nell’anima e nella persona; senza un lamento contro quelli che Le avevano tolto la ragione della sua vita.

Terminata la sepoltura, la Vergine santissima se ne tornò in città con tutta la tragedia del Calvario nel cuore e con la certezza della risurrezione del crocifisso suo Figlio.

Da quel momento, Giovanni accanto a Lei, incominciava a chiamarla: “Mamma”!

Approfondimenti

I SETTE DOLORI DI MARIA 

Primo dolore
la profezia di Simeone“Quando furono compiuti i giorni della loro purificazione rituale, secondo la legge di Mosè, portarono il bambino a Gerusalemme per presentarlo al Signore …

LA CORONA DEI SETTE DOLORI IN DIALETTO

Il Rosario e la Corona dei sette dolori dedicate a Maria Addolorata, ripercorrono i dolori provati dalla Madre, che come la relativa simbologia e arte rappresentano nell’iconografia cristiana, le hanno trafitto il cuore e l’anima per ben sette volte…

PREGHIERA DALLE CARMELITANE A MARIA

Saluto alla Vergine Addolorata

Di seguito, si riporta il bellissimo testo della Preghiera scritta dalla Carmelitane Scalze al termine della permanenza dell’Addolorata all’interno della Chiesa di San Marco…

Seguici